Bisogna sempre osservare le cose da prospettive diverse.
Per per superare le proprie dis-avventure editoriali o semplicemente per non annoiarsi.
E anche la condivisione web può essere molto stimolante a tal proposito.
Se lanci un SOS via blog, si scatena una sana e robusta "competizione" di amichevoli consigli volti ad evitare che l'esordiente si flagelli carotide e anima a colpi di penna stilografica (anche se il previo trapasso a miglior vita, preferibilmente in circostanze tragiche, farebbe balzare immediatamente il suo romanzo in top ten).
Ma non è il mio caso...
L'unica stilografica che possedevo era una Mont Blanc di terza mano, defunta durante una fatale esercitazione della piccola X che, lasciata incautamente davanti alla TV, aveva tentato di emulare un famoso anatomopatologo, utilizzando la preziosa stilo come bisturi sul malcapitato bambolotto.
Per cui, venuta meno l'arma adatta ad un finale ad effetto, non c'era più storia...
Certo potevo sempre tentare un fustigazione a colpi di Bic, ma l'effetto non sarebbe stato lo stesso...
Così ho accantonato le ipotesi del "martirio da inchiostro" e mi sono messa a navigare per blog...
E mi sono imbattuta in quello di Gessica Franco Carlevero con un post dal titolo "Una cosa che non avevo mai fatto, poi un giorno l'ho fatta" dove invita chi vuole a raccontare qualcosa su questo tema.
http://www.franco-carlevero.com/2014/01/una-proposta-una-cosa-che-non-avevo-mai.html#links
A me ne sono venute in mente subito un sacco di cose mai fatte ma che vorrei provare.
Non so magari capire i movimenti rotatori del twirling, disegnare un ideogramma giapponese, sfornare una baguette o imparare a distinguere un pioppo argentato da un faggio selvatico pendulo.
E allora ho pensato che, quasi quasi, mi invento una storia...
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