Le sette e quindici, annunciate da una mitragliata molesta di bip digitali.
Le dita di Alice riemergono pigre
dalla trapunta, risalgono il cuscino e atterrano decise sul pulsante infernale,
nel tentativo di far tacere la sveglia.
Almeno fino alle sette e venticinque, quando le toccherà
sciacquare con acqua fresca i sogni, inghiottire un espresso bollente e correre spedita al centro commerciale, in quel covo selvaggio definito con eufemismo“Box informazioni”.
Infila la divisa, noiosa e anonima,
camicia in polipropilene e la longuette blu che le stringe troppo i fianchi, raccoglie i capelli attorno ad un
fermaglio agguanta
la borsa e pigia decisa il pulsante dell’ascensore.
Il piccolo ovale di plastica però
non dà segni di vita. Aggrotta le sopracciglia, arriccia il naso, fa una
linguaccia ma niente… l’ascensore non arriva.
Sette
e quaranta. Alice osserva
l’incedere incalzante delle lancette colorate sul quadrante dello Swatch, maledice quel condominio in cui
non funziona mai niente, mette il broncio e si rassegna a fare sei piani a
piedi.
Quinto
piano. Ci abitano quegli
spigolosi e spocchiosi dei Santini, che lei ha soprannominato i Bizochi. Santificano ogni festa
comandata, sono in prima fila alle processioni patronali, e di sicuro non
mangiano le bistecche il venerdì ma, non appena lei accende la Wii, ecco che si precipitano a suonarle
il campanello e in modo ben poco religioso, la invitano ad interrompere il suo
unico momento fitness della giornata. È solo colpa loro se poi la gonna le
stringe sui fianchi. Alice non li sopporta, anche perché, a dimostrazione
della loro assoluta tolleranza verso il prossimo, sotto lo spioncino hanno
attaccato un adesivo fosforescente con la scritta:“Per i testimoni di Geova: non bussate siamo
cattolici”.
Ed è stato subito chiaro che si
trattasse di un messaggio rivolto alla povera Signora Rosetta che dal quarto piano ogni domenica mattina
saliva in su e in giù, gradino dopo gradino, per consegnare ad ogni inquilino
un vassoio di strufoli al forno e un opuscoletto sulla fine del mondo, infischiandosene
degli adesivi intimidatori.
Sembrava un’inossidabile
predicatrice e invece la scorsa settimana si è accasciata alla fermata Metro del Lingotto mentre distribuiva
tirature illimitate di giornaletti con la scritta “Svegliatevi!” a sonnolenti e sbadiglianti pendolari.
E ora Alice osserva la sua
dieffenbachia tutta spelacchiata e con le foglie all’ingiù, e pensa che la
poveretta avrebbe bisogno di sangue come la sua pianta di acqua, ma la
questione è molto delicata e se non si sbroglia in fretta c’è il rischio che
appassiscano entrambe…
Due file di gradini ed eccola
sbucare al terzo piano: quello della
superfamiglia Poffi.
Madre, padre e quattro figli, in età
scolare assortita e un beagle che
sonnecchia perennemente sul loro zerbino. Ogni volta che li incrocia le viene in mente la famiglia perfetta: mamma e papà si tengono perennemente per mano, si chiamano sempre “amò” e hanno
salvato sui reciproci smartphone lo stesso nomignolo.
E poi, dettaglio non trascurabile,
possiedono la collezione aggiornatissima di tutti i dvd della Wii che le prestano sempre con
gentilezza, anche perché costano un botto e lei, con la miseria che prende come
addetta box informazioni, col cavolo che se li potrebbe permettere.
Da qualche giorno incontra spesso la
Supermamma in ascensore, sorridente e rilassata, forse perché marito e prole
sono al campo Scout e lei tira un po’ il fiato
povera donna…
Mentre dal terzo piano scende al
secondo, imprecando per le decolleté con
la punta stretta che l’ignobile Direttore ha imposto tassativamente nel dress code, si accorge del perché
l’ascensore non ha risposto al suo richiamo. La cabina sembra bloccata.
«Tutto bene? C’è qualcuno?» chiede
bussando alla porta che si intravede per metà, senza ottenere nessuna risposta.
Alice prosegue la discesa attraversando
a razzo il secondo piano per non
finire tra le grinfie dell’ex colonnello Giulio Tolmini, un gagliardo
ottantenne che, tutte le volte che la incrocia, la aggiorna con dovizia di
particolari sui suoi ultimi check up , maledice l'incremento dei ticket e la invita sempre a mangiare da lui i
tortellini in brodo col dado del giorno prima, perché oltre ad essere
ipocondriaco è pure tirchio.
Sette
e cinquanta. Saltando
i gradini a due a due, Alice atterra al
primo piano e quasi inciampa sullo zerbino lustro lustro della Signora
Precisetti il cui uscio socchiuso diffonde già un profumo di ragù e il frastuono
dell’aspirapolvere passata a manetta. Come sempre non si accorge di niente,
perché è troppo indaffarata tra acari e soffritti.
Finalmente raggiunge il pian terreno dove la coppia di custodi
storici, Renzo e Maria, si aggira con aria concitata attorno all’ascensore.
La Signora Maria trotterella avanti
e indietro, farfuglia frasi a metà e, ogni tre passi, strattona il povero Renzo
che a sua volta cerca di comunicare sia con l’inquilino X chiuso nella cabina
dell’ascensore, sia con il clone furioso di Superpapà, alias signor Poffi, di
solito mansueto come il loro beagle
ma che oggi continua a sbattere i pugni contro l’ascensore, paonazzo e
collerico.
«Che succede?» domanda all’inquieta Signora Maria. Lei sospira, si trincera nell’usuale riservatezza
da portinaia e poi alza gli occhi al cielo, ripetutamente, senza proferire una
parola.
Alice vorrebbe saperne di più ma
sono già le sette e cinquanta e deve correre all’ipermercato. Se ritarda anche
solo di un minuto quel viscido del Direttore le scala un quarto d’ora.
Si lascia le disavventure del
condominio alle spalle, accelera il passo, rimaledice le scarpe che ora le
hanno fatto spuntare una vescica sull’alluce, raggiunge trafelata il centro
commerciale e striscia il badge alle otto
in punto.
«Fai con calma Alice, oggi si fa
festa.» l’accoglie la collega tutta pimpante.
«Che succede?» domanda per la
seconda volta nella mattina.
«Succede che hanno silurato quello
stronzo del Direttore» puntualizza l’altra con allegra soddisfazione, impilando
i dépliant con le offerte del giorno.
«Davvero? E come mai?»
«Pensa che l’hanno beccato mentre
trafugava dvd della Wii! Che figura!»
continua ridacchiando e ritirando una scheda completa di bollini.
«I dvd della Wii? Ma… che se ne faceva?»
«Eh… li regalava alla sua amante.
Una tipa con un sacco di figli che abita dalle tue parti…», si intromette una collega
più anziana consegnando al cliente della scheda un tris di padelle antiaderenti,
«Sembra se la spassassero in ascensore… cose dell’altro mondo!»
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