C'è una domanda tra le pagine di Viola, vertigini e vaniglia che viene posta in tre momenti diversi della narrazione. E' una domanda a cui è difficile rispondere: Sei felice ?
Viola sceglie di arrabattarsi a modo suo.
Io, quando me lo chiedono, non so mai bene come rispondere.
Oscillo tra il desiderio di annuire, sfiorando casualmente il cornetto apotropaico tuffato nella borsa, o dissentire acciuffando un kleenex appallottolato per soffiarci dentro malumori e desideri al contrario.
Così ho voluto rilanciare il quesito alla mia psico-amica Gaia, che ha tutti i "ferri del mestiere" per scavare più a fondo e vedere che cosa viene fuori.
Ed ecco qui le sue riflessioni al profumo di benessere e violetta di Parma.
p.s E voi, lettori, siete felici? :)
Quasi quasi divento felice
di Gaia Parenti
In questo momento sono felice, per rispondere alla domanda che qualcuno di voi sicuramente starà digrignando a denti stretti, dopo aver letto il trafiletto scettico.
Perché sei felice?
Perché penso alle tre V – Viola, Vertigini e Vaniglia –
e cerco di immaginare ad occhi chiusi, l’aspetto, il contatto, il profumo ed il
gusto, con queste tre entità, e mi concentro solo ed esclusivamente su questo.
Non penso più la bolletta che dovrò pagare domani, o alla fila che
troverò fra un’ora in autostrada. A cosa mi servirebbe? A rovinarmi questo
momento di autentica felicità mentre scrivo. Sto praticando decisamente un
esercizio di mindfullness (pratica per superare i momenti di stress e gioire
dei momenti quotidiani che sembrano inaspettati), e questo mi riempie di gioia,
così come Viola si diverte quando immagina storie su improbabili tacchini, nonostante il suo sogno sia un altro, ma non quello di essere “altro da sé”.
Viola pratica esercizi di
consapevolezza, anche se non lo sa 😊 .
E’ sempre distrattamente presente, senza mai
perdere di vista l’obiettivo, anche se non ne fa la sua ossessione . Questa è la felicità. Vivere esclusivamente il momento presente, portando la
nostra attenzione e consapevolezza al “qui ed ora”. Chiedetevi questo: è
funzionale vivere quello che potrebbe o che non potrebbe accaderci fra due ore?
No. Non vi farebbe gustare questa lettura, oppure un’altra. La felicità è una scelta, non troppo facile
per i nostalgici dell’infelicità. E’ una terapia da ricercare, momento dopo
momento. Si pensa di non averla eppure ce l’abbiamo tutti, e non costa che uno
barattolo di concentrazione e allenamento.
A me interessa la felicità, quando accade, e
quando questo succede, viviamola e inganniamo l’infelicità sorniona.
A me
interessa l’attimo di felicità di Viola che riesce a camminare per più di 5
minuti su un tacco 12, avendo superato un suo limite, non solo fisico, ma
mentale. A me interessano Emma e Viola quando si parlano, si confidano e si
“ascoltano”. Si comprendono, non fanno finta di sapere di cosa stanno parlando,
perché sono presenti; partecipanti attive e divertenti della loro funambolesca
amicizia.
Mi interessa sorridere perché tornando la sera a casa, nel
frigorifero trovo due pomodori anziché uno (eppure ero convinta).
La felicità
dunque, quando capita, e capita, facciamoci caso.
Prima parlavo di “ingannare
l’infelicità” (possiamo anche tradirla in questo caso), perché mi veniva in
mente lo stratagemma cinese che dice “attraversare
il mare per ingannare il cielo”. Ciò che è familiare non desta la nostra
attenzione e quindi, la nostra felicità. Ciò che si trova abitualmente sotto il
nostro naso, non attira il nostro interesse, la nostra curiosità. E qui si cade in errore.
Ma vi svelo un rimedio veloce: mostriamo all’infelicità la nostra felicità soprattutto alla
luce del sole. Abbozziamo un sorriso, assumiamo un portamento dignitoso anche
davanti alle catastrofi quotidiane, alziamo gli occhi e respiriamo il profumo
degli alberi di pesco e ciliegio, abbracciamo la nostra migliore amica,
accarezziamo il gatto, assaporiamo la nostra miscela di caffè
preferita, tocchiamo una saponetta profumata e percepiamone la forma, curiamo
le nostre unghie, coccoliamoci con una tisana calda addolcita con il miele, danziamo con l'olfatto sulle note di una candela al profumo di vaniglia. La nostra infelicità non è abituata
a lenire i cinque sensi. Non sa prendersi cura del nostro benessere. Proviamo
noi al posto suo.
P.s. Per i più distratti c’è il piano B. Carta, penna e tanta volontà.
Annotarsi il giorno, il motivo e la durata del momento felice. Vi accorgerete,
che ci sono tanti, ma tanti piccoli e insostituibili momenti di felicità,
durante la vostra settimana, che hanno un retrogusto dolcissimo, ma solo se vi
ponete un’attenzione consapevole. Il
principio base è coerenza con sé stessi, accettazione delle realtà presente,
superare e godere, con piccoli trucchi e oggetti (vedi sopra), il momento “qui
e ora”, che può comportare angoscia momentanea.
Abbracciamo la felicità, quando arriva e mordiamola; Delicatamente ma con determinazione, come fanno le viole.
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