Molti si saranno chiesti, cosa è
accaduto dopo quella “buona notte Viola”, e se lo chiederanno (forse) ancora
per molto tempo, visto che certi incontri rimangono “fatali” ad oltranza. Io sono con le cianche larghe (detto di noi
toscanacci), dalla tensione nervosa per sapere che fine hanno fatto quei due (mi piace pensare ad un focoso rapporto inatteso post
trauma).
Nell'attesa mi sto divorando una stecca di cioccolata. Un’attesa che, secondo me, deve rimandare alla bellezza del ritrovarsi e (ri)scoprirsi “diversi e indipendenti insieme”. Le storie posso finire solo nel momento in cui, due anime si sono salutate in modo gentile, ringraziando per essersi donate a vicenda.
Nell'attesa mi sto divorando una stecca di cioccolata. Un’attesa che, secondo me, deve rimandare alla bellezza del ritrovarsi e (ri)scoprirsi “diversi e indipendenti insieme”. Le storie posso finire solo nel momento in cui, due anime si sono salutate in modo gentile, ringraziando per essersi donate a vicenda.
Proprio come è accaduto a Emma e a
Edoardo. Qualcuno alza uno striscione con
la scritta “Se c’è qualcosa di speciale in questo cielo passerà di qui prima o
poi” . Qualcosa di fulminante è ritornato, anche solo per qualche minuto
per i due “ex”. Ma si può davvero essere un “non più” di qualcuno o di
qualcosa? Consulto un attimo il dizionario:
“Ex”Preposizione
1) per indicare la funzione precedente all'attuale…
2) chi ha cessato di ricoprire quel ruolo...
Non posso che rispondere sì, a livello
grammaticale e semantico, perché Emma, come Edoardo, non hanno più la funzione
di prima ovvero “fidanzati”, secondo il principio “questo si fa, questo non si
fa”. Non ricoprono più quel ruolo.
Ma si riduce tutto alle parole del Sig.
Dizionario? Possiamo pensare, invece, ad un nuovo ruolo, di due compagni di
vita che si sono perduti, per poi ritrovarsi, perdersi, ritrovarsi, ancora,
ancora. Anche questo è far coppia.
Non sarà quella formato standard A4,
dove la condivisione rientra negli spazi quotidiani, ma anche un A3 può essere
un buon formato, sebbene poco utilizzato, ma funzionale e piacevole per
entrambi.
E’ spesso, il voler rimanere fissati su
un’idea di come una cosa deve andare, che fa andare quella cosa nel modo
opposto, o che non la fa semplicemente andare, perché c’e’ un’ostinazione nel
dare una direzione ben delineata a tutto. L’ “ideale”, non è ideale (scusate il
gioco di parole), perché produce frustrazione e incapacità di tollerare la
sofferenza che ne consegue. Emma… Finalmente libera, ma allo stesso tempo, finalmente
insieme al suo Edoardo - con scossa elettrica per Viola, che si è ritrovata
come una violetta del “cosa caspita devo fare?” , e al loro diario
adolescenziale, dove si è aggiunta una nuova pagine da scrivere.
Viola, senza attacchi di panico o
allergici, è stata una deliziosa complice, al profumo di vaniglia. L’happy end sembra già scritto quando il
destino ci mette lo zampino e all'improvviso tutto cambia…….
Quando si parla di amori del genere
forse bisognerebbe ridefinire il concetto di “coppia” e quando si può dire che
è davvero chiusa. Magari da quella “buona notte Viola”, si potrebbe azzardare
nel dire, se Viola è d’accordo, che è solo un “Happy moment”, pensando che un momento di felicità ritrovata, possa ripetersi e
tramutarsi in una storia tipica o atipica di due persone che si amano, e stanno
cercando di capire loro stessi, all’interno di un NOI formato A3 perché, come
dice il maestro Woody Allen “ basta che funzioni”, e a noi basta che le cose
scorrano semplicemente così come devono andare.
Io tifo per un “bisogna pur viverla, la
vita” e prendersi tutto quello che viene di buono, no?”. Emma forse non ha
paura di essere felice e basta. Non ha bisogno del permesso di una
contraddizione in amore, per lasciarsi andare.
Il meglio della vita, sta in quelle
esperienze interessanti, che ancora ci aspettano o che ci permettono di
sperimentare “altro” da noi. Ma a noi donne, basta davvero un “buona notte,
Viola?”
copyright Gaia Parenti Il bugiardino dell'amore
Nessun commento:
Posta un commento