19 giugno: il mio compleanno e... 1° giorno dei mondiali: Italia-Costarica
Ore 7,00
La sveglia suona e io la metto a
tacere all’istante.
Ha poco da fare casino tanto sono
già sveglia.
Praticamente non ho chiuso occhio
visto che la notte appena trascorsa era troppo importante: segnava il fatidico
passaggio dagli “enta” agli “anta”.
Per documentarmi a dovere ho
navigato su internet alla ricerca dei possibili effetti collaterali del
passaggio di decina.
L’insonnia era uno dei primi in
effetti…
Seguita in buona compagnia da: irritabilità,
aumento della pressione arteriosa, vampate di calore, osteoporosi, tachicardia
e ovviamente aumento ponderale.
Sì certo, non è una tragedia e in
effetti esistono cose di gran lunga peggiori.
Come compiere gli anni il giorno
della partita della Nazionale. A me è già andata di lusso perché, a quanto
pare, sono nata con 24 ore di anticipo.
Ma sono incazzusa lo stesso…
Perché se fino agli sgoccioli dei
trenta ti crogioli nell’illusione di essere una ventenne con un po’ di
esperienza di vita in più, dopo non c’è appiglio che tenga…
E quelli che ti propinano le
amiche più giovani, ancora lontane dall’infame traguardo, sono tutte palle
consolatorie senza nessun barlume di verità.
E io lo so, lo so bene.
Per questo ho fretta di alzarmi
per constatare di persona tutto il devasto che si è portata dietro la notte
appena trascorsa.
Mi guardo allo specchio e mi
sembra di vedere squadre di radicali più liberi che mai scorazzare intorno al
mio contorno occhi che già mi appare più plumbeo del solito.
Desisto e passo alla fase di
ispezione due: controllo del peso.
Salgo sulla bilancia che non dà
cenni di vita perché me la sono comprata in un momento in cui ero assoluta
seguace dello still life eco compatibile e funziona soltanto
se esposta a luce solare.
Sbuffo e, con addosso ancora il
pigiama, esco sul balcone e sporgo fuori la bilancia alla ricerca dei primi
pallidi raggi di sole.
La signora di fronte tutta
affannata si affaccia a sbattere i tappeti, poi si accorge di me e mi indirizza
uno sguardo compassionevole.
Poi giungono altri segnali di
vita dalle tapparelle attigue e allora decido di battere in ritirata.
Vorrà dire che vivrò il mio primo
giorno da quarantenne con l’illusione di essere in forma perfetta.
Mentre mi vesto cerco qualcosa
che in qualche modo camuffi l’anno in più: un abito che non lasci scoperte le
gambe (che già noto afflitte da ricrescita villosa e precoce sicuramente dovute
al fatidico passaggio), che scenda morbido sui fianchi e che magari abbia anche
un effetto push up.
Sposto le grucce ma ovviamente
non trovo niente del genere e quindi opto per il solito top morbido e
pantalone.
Vorrà dire che in onore del mio
compleanno farò shopping sfrenato…
A più non posso.
Dopodomani F. ha l’orale e devo
ripassare con lei. E fra tre giorni si sposa la mia amica M., quindi quel che
resta del mio budget devo dedicarlo a trovare qualcosa di decente da mettermi.
Dallo specchio dell’armadio noto
con disappunto che l’umidità mi arriccia tutto il carrè rendendolo simile al pelo di un gatto randagio dopo un
temporale estivo.
Tra l’altro la fortuna ha deciso
di farmi un altro bel regalo: mi ha resa damigella insieme a tre splendide fanciulle
di unmetrosettantaefischia che,
munite di chiome lunghe e fluenti, sfileranno verso l’altare con bouquet
fioriti precedendo la sposa.
Se entro dopo di loro sembro la
bambina porta fedi, solo con molte rughe in più.
Tutta afflitta dai miei pensieri
molesti salgo sul bus.
“Signora vuole sedersi?”
Una ragazzina piercing munita,
con metà capo rasato mi sorride e mi cede, inaspettatamente, il posto.
E qui i casi sono due: o la
ragazzina è squisitamente gentile o io inizio ad apparire veramente vecchia.
Perché sono almeno vent’anni che
scorrazzo sui bus e ‘sta cosa non mi è mai successa…
“No, grazie. Sono quasi arrivata”
mento spudoratamente visto che mancano ancora ventidue pressanti fermate.
Per distrarmi dai pensieri
sbriciola autostima, mi metto ad origliare la discussione animata di un
gruppetto di ragazzi adolescenti già addobbati col tricolore di prima mattina.
“Massì che coi Watussi vinciamo
domani…”
“Macchè! Quelli al caldo ci sono
abituati! I nostri sono tutti spompi già al quattordicesimo.”
“Eh ma spompi o no con gli
inglesi abbiamo vinto.”
“Perché quelli ci avevano caldo
come noi… Guarda che questi qui agli uruguayani gli hanno mollato tre mappine
eh…”
“Che saccagnata però. Ma in
Uruguay che tempo fa? Caldo o freddo?”
“E io che ne so! In vacanza vado
a Cesenatico!”
Distratta dalle disquisizioni
sulle condizioni climatiche uruguayane a momenti mi perdo la fermata.
Scendo di corsa e poco dopo ho
già il fiato corto e il cuore che sembra schizzare fuori.
Eh sì, wikypedia lo diceva chiaro: affanno e tachicardia, gli altri compagni molesti dell’invecchiamento
precoce.
Mentre boccheggio cercando di
riprendere fiato mi ritrovo davanti alla parafarmacia del corso che, invitante,
mi ammalia con le sue beauty offerte promozionali.
Forse è arrivato il momento di
agire.
Una giovane e levigata commessa
mi sorride benevola.
“Buongiorno. Posso fare qualcosa
per lei?”
Decido di essere sincera anche
perché il tempo corre, in tutti i sensi purtroppo.
“Ehm salve… senta mi consiglia
qualche crema anti età’?”
“Certamente. Quanti anni ha?”
“ ‘ranta…” bisbiglio sottovoce.
“Cinquanta?” solleva le sopracciglia perfettamente delineate con
aria stupita.
“No, quaranta…” preciso
indispettita “Compiuti solo da qualche ora eh…”
“Ohhh mi spiace tanto.” Ribatte
sinceramente rammaricata “Però non si preoccupi. Ora vediamo di rimediare ehm… il
rimediabile” mi lancia un’altra occhiata furtiva e poi ancheggia sinuosa da uno
scaffale all’altro, svuotandoli per metà.
Mentre io sto ancora meditando su
quale sia l’esatto significato di “rimediare il rimediabile” lei depone una
montagnola di flaconi, blister e tubetti sul bancone “Diciamo che per iniziare
questi dovrebbero bastare…”
“Mi serve tutta questa roba?”
domando esterrefatta.
“Come minimo. Deve combattere
l’invecchiamento in modo massiccio, le servono antiossidanti, leviganti,
esfolianti, miorilassanti e ristrutturanti di barriera.” Ad ogni definizione mi
mostra un prodotto e poi aggiunge con delicatezza “Sa, avere quarant’anni non è
mica come averne venti…”
Ma va? Grazie per la perla di
saggezza!
“Però lei è fortunata. La cosmesi
ha fatto progressi enormi e anche lei
ne potrà beneficiare” le sue labbra lucenti di gloss si piegano all’insù “Grazie ai poliidrossiacidi
come il gluconolattone e il lattobionico potrà tornare ad avere la
pelle di una ragazzina…”
Non so perché ma il termine “lattobionico” mi fa venire in mente un
supereroe muscoloso tutto intento a poppare da una tettarella siliconata e la
cosa mi fa alquanto ridere.
Lei invece è serissima. “Guardi
che la lotta ai segni del tempo è una cosa seria…” si affretta a rimproverarmi.
“Ehm sì… E quanto mi costerebbe
tutto questo?” chiedo indicando quel pout pourri che mi garantirà eterna
giovinezza.
Le sue dita affusolate dalla perfetta french manicure scansionano meticolose
ogni confezione. “Soltanto ottocentocinque euro e novanta…”
Al ferale annuncio divento più
pallida del suo camice “Ehm … E solo il glucolattone
quanto costa?”
“Il gluconolattone intende?” mi corregge lei “Il minisiero da 5 ml
novantasette euro. Ma se non me l’abbina all’acido lattobionico non mi sento di
assicurarle il pieno funzionamento delle proprietà ossidirliche sull’epidermide l’avviso…”
“Sarebbe a dire?”domando
piuttosto confusa.
“Sarebbe a dire che le rughe se
le tiene” ribatte spazientita una signora con gli zigomi push up in coda dietro di me.
L’orologio intanto batte le nove
e io capisco che devo sbrigarmi.
“Beh senta, magari ci penso eh…
Grazie.”
“Ecco sì, faccia così che è
meglio per tutti…” mi scavalca già senza troppi complimenti Miss Zigomo Alto.
“Ma non vuole nemmeno la crema
antiossidante alla quercetina?”
ritenta ancora la commessa “Oggi è in offerta a settantacinque euro!”
Io penso alle mie rughe e poi a
tutte le cose belle che potrei fare con quella cifra.
Allora arraffo dallo scaffale un
pacco di caramelle fuxia per combattere la flora batterica e le porgo alla
commessa “Ci ho ripensato. Prendo solo queste”.
Esco accompagnata da una scia di
dissensi di sottofondo senza alcuna nostalgia per la mancata adozione di glucolattoni e affini.
Mi specchio in una vetrina e
crucciata osservo la ruga vicino alle sopracciglia.
Sul cellulare intanto vibrano i primi messaggi
di auguri che mi mettono di buonumore.
Rincuorata dalle manifestazioni
d’affetto che arrivano dall’etere mi ritrovo a sorridere. Accarezzo la mia ruga
pensando che in fondo fa parte di me. Poi sorrido e riprendo a camminare serena
pensando che forse, d’ora in poi, diventeremo buone compagne di viaggio…
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