Accade
così all'improvviso. L'attimo prima sei lì che cerchi la quadratura del multitasking: una manciata di chat aperte online, tre
ettogrammi di zucchine fumanti in padella, una pioggia di bollette da pagare.
L'attimo
dopo corto circuito. Il sipario si chiude all'improvviso. Black Out.
Un
dolore alla testa, il cervello pressurizzato e sparato come lo Sputnik con annessa
cagnetta dall'infame destino.
Le
chat restano senza puntini rotanti. Le bollette insolute. Le zucchine
sfrigolano.
Il
dolore annebbia, stordisce. Che sia colpa degli ortaggi del discount?
Una
corsa in auto, tre semafori rossi che se hanno l'autovelox ci siamo giocati tredicesima
e vacanze al campeggio.
Porta
scorrevole, odore di caffè, ammoniaca, pipì di Yorkshire.
Un'infermiera
dal camice candido e il ghigno sospetto mi ficca un termometro
a
ultrasuoni nell'orecchio, un raggio laser nel bulbo oculare, una molletta
vibrante sull'indice e temo che, da un momento all'altro, mi costringa a deglutire
ettolitri di olio di ricino, perché il vintage è sempre cool.
Adesso
sono io il suo multitasking…
Forse
è colpa mia. Mentre sfilettavo gli ortaggi a
julienne, pensando al saldo del conto corrente, devo aver inveito contro la
morte, il governo e le tasse. E se il secondo fa orecchie da mercante, e le
terze proliferano come spore fungine, mi sa che la prima si è un tantino
incazzata ed ha deciso di fare una capatina giusto perché sia chiaro chi ha il
coltello, ops, la falce dalla parte
del manico.
Mi
sembra di sentirla la Sinistra Mietitrice.
“Che
accade umana? Ti senti stressata e
dai i numeri per fare tutto? Adesso schiaccio il tasto pausa. Così gli unici
numeri che dai sono quelli del tuo tesserino sanitario.”
Socchiudo
un occhio con timore. Che sia l'anticamera del Limbo?
Un
crocevia di anime in pena, contraddistinte da codici di cromie differenti ma
tutte ben lontane dalle sfumature di
grigio.
Pareti
e carnagioni dei pazienti a parte.
Mi
becco un numero giallo uovo e mi
spiaccicano sopra una barella in attesa di un verdetto.
Intanto
dalle galassie sconosciute in cui è atterrato il mio cervello giungono
inquietanti segnali:
Qualcuno
avrà spento le zucchine?
L'assicurazione
condominiale coprirà gli incendi dolosi per incuria di apprendisti chef?
Mi
sembra di vedere i miei condomini, scesi di corsa in ciabatte, le baguette
decongelate e il bicchiere di rosso
sulla tavola abbandonati in fretta per godersi lo spettacolo: i Vigili del
fuoco – ovvero virgulti di bicipiti sbocciati come peschi in primavera.
Quando ci ricapita? Che tanto
in tivù stasera non c'era proprio niente.
“E
pure il canone ci rubano, governo ladro!”
“Sarà
l'Isis? Un kamikaze?”
No,
no keep calm, sono solo innocenti zucchine.
Manco
biologiche tra l'altro. Ma tanto loro non possono sentirmi.
E
allora le ipotesi pullulano, si moltiplicano, si contaminano come tuorli e
albumi nelle mani di una cuoca maldestra. Alla fine l'ipotesi più nefasta ha la
meglio. Che almeno ci sia un morto, così tanto per ravvivare la serata. E
questa sera tocca a me. Del resto, si sa, gli assenti sono sempre i prediletti
delle lingue biforcute.
“Che
peccato eh. Una Signora tanto a modo. Così perbene. Sempre di corsa eh. Solo
buongiorno e buonasera eh. Però a modo. Certo, un malore così per due zucchine
eh... Ma sa, detto tra noi, qui lo sapevano tutti che in cucina era un disastro eh, proprio un
disastro...”
E
mentre nella fantasia condominiale si commenta la mia dipartita, nella
parallela realtà io giaccio, dentro un tunnel oscuro, ma fortunatamente ancora
palpitante, coperta da una telo di circa una tonnellata.
Mi
stanno facendo un bel servizio fotografico al cranio. Senza nemmeno dire “Cheese!”
Ma
con questa pioggia radioattiva che ne sarà di me? Potrò alzare il braccio
destro verso il cielo, spiccare il volo e planare direttamente dall'altro lato
della città senza prendere la metro? Potrò sollevare i SUV in doppia fila con
la sola forza dell'indice e farli roteare come dischetti della pizza?
Sto
ancora riflettendo sulla destinazione d'uso più consona dei miei futuri
superpoteri quando vengo rispedita nell'oscuro tugurio delle sofferenze. A
questo punto decido che ho diritto di sapere.
“Ma
che succede? È grave? Quanto mi resta?” domando ad un'infermiera con una
tonalità macabra di rouge noir che
cola sulle labbra sottili.
Alza
le spalle ossute e mi liquida con tutta la sensibilità del caso.
“Quanto
le resta glielo diranno domani. Intanto la notte la passa qui.”
Qui?
Come qui?
E
no. Non mi sta bene proprio. Capisco il burn out, l'overbooking, il debito
pubblico, la mancanza di letti e anche il buco dell'ozono e gli zoccoletti
gommati del Dottor Scholl’s però se questa deve essere la mia ultima notte al
mondo, non mi spetterebbe, che so, almeno un desiderio?
Assaporare
burro di arachidi con Joe Black?
Una risonanza magnetica a tu per tu con Derek
Sheperd?
Nemmeno
una partita all'allegro chirurgo con Doctor House?
No,
mi sa di no.
Si
vede che la mia raccolta punti della cittadina
italiana modello fa acqua da tutte le parti perché al posto dei sopracitati
MUN – ovvero Medici da Ultima Notte – viene chiamato un dottore dal camice bianco, sporco, affetto da desquamazione
della cute, balbuzie e anomalia refrattiva. Questo fa sì che prima di trovare
una delle mie vene (peraltro di un rigoglioso blu cobalto e quindi visibilissime), mi bucherella come un Lerdammer, tartagliando scuse condite da
abbondanti nevicate, provenienti dall'alto del suo cuoio cappelluto.
Poi
la tortura finisce, le tenebre avanzano e a me, e al mio avambraccio colabrodo
non resta che cercare una postura consona al riposo.
Purtroppo
alla scomodità del giaciglio si aggiungono molteplici colonne sonore che
interferiscono con l'agognata quiete.
Monologhi
allucinanti, lamenti strazianti seguiti dal suono intermittente del campanello acchiappa infermiere e da sinfoniche
russate in La maggiore e Do minore.
Rimpiango
la mia playlist di Spotify, il materasso ortopedico delle televendite
pomeridiane, il pigiama di flanella cinese e anche la maledetta testa oblunga della
bambola di plastica, che non so come, ogni notte mi ritrovo conficcata nella
gabbia toracica come in un rito voodoo che si ripete inesorabile.
Quanto
tempo sarà passato?
Ironia
della sorte, nel tran tran quotidiano è una lotta con il tempo La vita fugge, et non s'arresta una hora.
Poi ti fai una notte in corsia
e tutto si ferma, anche l'attimo è come sabbia cristallizzata nella clessidra.
Ero
un essere pensante e ora ho il cervello annebbiato, gli avambracci a colabrodo
e una barella vista sciacquone e sciagure dell'umanità. Certo non è il massimo
per l'ultima notte al mondo.
Mi
viene in mente il ritornello di un'altra canzone “Stringimi forte che nessuna
notte è infinita...”
Uhm.
Da Petrarca ai sorcini in un minuto.
O
forse erano cinque? Non lo so più...
O
sto trapassando o sto delirando...
E
comunque, a onor di cronaca, sappiate che Brad Pitt qui non si è visto.
Okay,
okay faccio pensieri positivi.
Anzi
faccio un fioretto. Non di zucca però.
Se
mi rimandate a casa non guarderà mai più Grey's Anatomy, Er e manco un medico
in famiglia.
Nel
mio plasma ci sarà posto solo per la Parodi. Benedetta, appunto.
Divorerò
i suoi testi come zio Paperone con la tuba. Mi abbonerò a Giallo Zafferano, Rosso Peperone e Nero di Seppia e tutto quel che
c'è...
Dai
miei tegami si diffonderanno solo soavi essenze di sfrigolanti primizie.
Così
i miei condomini saranno felici e contenti. Per tutta la vita.
O
almeno, per quella che ci resta ;)
(copyright Monica Coppola- Editing Stefania Crepaldi)
Ps. il Br(e)ad & butter lo trovate qui...
Tranquilla, finché l'assistente del chirurgo non si mette a farneticare "la stiamo perdendo, la stiamo perdendo!" è tutto sotto controllo ;-)
RispondiEliminaA parte gli scherzi come stai? Ti hanno rilasciata? Hai visto l'ultima puntata di Scrubs? (Non era nell'elenco ;-) )
Certo che fai di tutto per trovare l'ispirazione :-P
Mi hanno rilasciata! Sana (credo) salva...non lo so;)
EliminaNon era tanto per l'ispirazione in effetti. E' che avevo voglia di emozioni forti ;) e di zucchine ben cotte!!!
di la verità che volevi fare questa ricetta
Eliminahttp://comefare.donnamoderna.com/wp-content/uploads/2014/01/19.jpg