Ci siamo ormai.
L'ultima notte dell'anno sta per
arrivare.
E mentre saremo alla ricerca delle
imprescindibili mutande rosse da nascondere sotto gli abiti in tulle da meringa
dark arriveranno loro.
Inesorabili, come la pioggia di
pasquetta o il bollino nero delle partenze intelligenti.
Come la tombola che ancora sognate zia
Teresa con gli occhi semichiusi a capocchia di spillo che scatena una diatriba
familiare cercando di capire se quello che ha pescato è un sessantotto o un
ottantanove.
Perché certe cose non cambiano mai. Si
ripresentano puntuali.
Come quegli stramaledetti messaggi in
serie, completamente spersonalizzata, che vi intaseranno la memoria dello
smartphone dalle 22 in poi. E, a dirla tutta, metà dei mittenti da cui arrivano
nemmeno vi ricordate chi sono.
In mezzo ai video divora byte e a tutte
le altre menate arriveranno anche loro: i
BUONI PROPOSITI.
Quelle rassicuranti favole bugiarde che ci
raccontiamo, con la speranza remota che il cambiamento dell'ultima unità di
migliaia dell'anno possa, come per magia, trasformare la nostra intera
esistenza.
Che se si facesse un exit poll pre -veglione
alla domanda "Come è stato il suo 2016?" con le possibilità
a) soddisfacente, b) parzialmente
soddisfacente, c) superiore ad ogni aspettativa o d) veramente di merda, l'opzione d darebbe
grandi soddisfazioni senza alcun rischio di ballottaggio.
Che quest'anno ne abbiamo già avuti
troppi.
E quindi è sicuro, anche solo per il
calcolo delle probabilità: l'anno che verrà sarà ricco di premi e cotillon.
Che noi ci meriteremo perché faremo krav maga (i
giorni pari) e kundalini joga (quelli dispari).
Leggeremo Proust, metteremo al bando i
grassi saturi e raccoglieremo fondi a beneficio dei Kakapo neozelandesi. E se
il coraggio non ci abbandona magari sarà anche l'anno giusto per la depilazione
brasiliana. Forse...
Ma ceretta o meno la lieta novella
dei BUONI PROPOSITI tanto sarà lì ad
aspettarci, anche il prossimo capodanno. A farci fare i conti con quello che
puntualmente non abbiamo fatto.
Ma adesso non ci vogliamo pensare.
Perché a San Silvestro tutti abbiamo
voglia di cucire qualche paillettes sopra i nostri sogni, magari bicolori, per
farli brillare un po' di più.
Ci prende quasi una smania e allora
vogliamo, anzi, dobbiamo essere più sfavillanti, affascinanti,
danzanti, frizzanti.
E così con brandendo calici di spumante
annacquato intorpidiamo il nostro intelletto, che nelle altre 364 notti assolve
più o meno degnamente il suo compito.
Ma il 31 dicembre qualcosa va in corto
circuito ed ecco che proprio noi, che da sempre consideriamo i tre euro di un
tramezzino un furto legalizzato, sborsiamo felici e contenti due zeri in più
per un cappellino di carta, una trombetta e una fetta di panettone dell'anno
prima.
Purché sia festa.
Vuoi mettere? Ci sarà
l'orchestra! Si farà il trenino!
Che il trenino e le lenticchie a
mezzanotte dovrebbero essere banditi per legge, ecco.
Perché se la prima istantanea dell'anno
nuovo ha le sembianze di una fiumana assortita agghindata a festa come al
Carnevale di Rio, c'è davvero bisogno di pensare che tutti i giorni che
verranno saranno sicuramente migliori.
E ricchi sì, certamente più ricchi.
Ed è a questa speranza che ci
appigliamo, trangugiando lenticchie a cucchiaiate come se non ci fosse un domani,
anche se abbiamo le acciughe al verde che sguazzano nell'esofago, redivive come
in un miracolo biblico di fine anno, mentre la brasiliana color porpora
comprata last minute vi incendia pericolosamente il solco fra
le chiappe. Le stesse che tutti gli altri stanno dimenando sulle note
evergreen del Ballo di Simone.
Mentre la Banda del Capodanno Festoso
sgambetta e solleva le ascelle pezzate al ritmo di "Batti in aria le
mani, e poi falle girar" a voi girano sole le scatole.
E la domanda sorge spontanea: «Ma che ci
faccio qui?»
Improvvisamente avete solo voglia di
silenzio.
Vi manca il pigiamone e anche i calzettoni di lana.
Vi manca il pigiamone e anche i calzettoni di lana.
Vi mancano i tortellini in brodo, ma
quello di pollo, che la nonna faceva bollire ore, a partire dall'alba, così tanto che l'odore del
pollo si mescolava a quello del caffellatte ma andava bene lo stesso.
Era il profumo di casa, di vita. Vera.
E pensando a quel ribollire, autentico, viene voglia di mandare
a stendere tutti quei buoni propositi che attanagliano la testa.
Uno però no. Uno vi sta simpatico. È
nuovo, ci ha messo un po' ad arrivare ma adesso lo adotterete per la vita.
Questo nuovo proposito è: sii te
stesso e fai ciò che vuoi.
E se qualcuno non va bene, beh
lasciatelo sui vagoni di quel trenino che non va da nessuna parte.
Voi partite da sole. Spogliatevi del
vestito da meringa, delle scarpette da finta Cenerentola e lasciate il Ballo e
se necessario anche il principe. Perché tanto, dove volete andare, lo sapete
già.
E non è certo su un vagone di una
locomotiva che scintilla per una sola notte all'anno.
Happy New Year!
(copyright Monica Coppola – editing Stefania Crepaldi – grafica Maria Teresa Di Mise)