lunedì 20 giugno 2016

La sospensione dell'incredulità




Io e la mia amica di letture, acconciature e tribolazioni assortite W. abbiamo deciso, inconsapevolmente, di dedicare due giorni al mese al buttare via dieci euro nella visione di un film brutto.
Non fraintendetemi: questa sorta di cinefilia kamikaze è nata per caso ma ha causato una dipendenza patologica; per cui adesso proviamo un sottile piacere nel sostentamento economico di una multisala periferica, aromatizzata all'olio di mais in cui vige la regola "chi prima arriva peggio alloggia".
I posti sono assegnati in modo automatico dal sistema partendo dalle ultime file, per cui se arrivi in anticipo è meglio che ti giri i pollici per un po' se non vuoi ritrovarti sotto il proiettore, accanto alle uscite di sicurezza.
Ma parlavamo della visione di film brutti, in cui io e la mia degna complice siamo diventate vere professioniste.
L'ultima volta ne abbia scelto uno con tre protagonisti da Oscar, ci siamo anche impegnate voglio dire.
Volevamo qualcosa di adrenalinico, che ci facesse dimenticare perlomeno il rimbambimento uditivo dei trenta minuti di spot precedenti, che ovviamente devi subirti per essere arrivato in tempo.
Una storia talmente coinvolgente da farci scordare l'ignota motivazione per cui il clone di Caparezza fosse stato assegnato dal sistema proprio alla fila davanti alla nostra.
E invece al diciannovesimo minuto di proiezione ci fissavamo attonite.
Eravamo inciampate nell'ennesima boiata.
Il corpo speciale di polizia deve mettere in salvo gli ostaggi, presi da uno sfigato che per farsi valere irrompe in un programma tv e  minaccia di sbudellare un Clooney con un giubbotto da pesca imbottito di tritolo, il Salvatore in divisa si accosta ad una di loro e, con lo stesso pathos con cui William Collins chiedeva in sposa Elizabeth, sussurra alla vittima potenziale qualcosa tipo "Prego, mi segua attraverso l'intercapedine".
No, forse mi sono persa un pezzo.
Siamo nel cuore di un'azione in cui il tipo, in diretta tv, se stacca il pollice da un pulsante anche solo per grattarsi il naso riduce tutti come spaghetti alla chitarra e la testa di cuoio addestrata sussurra "Prego mi segua attraverso l'intercapedine"?
Ma qui dobbiamo talmente sospendere l'incredulità che alla fine l'unica cosa che ci è chiara è che siamo lì, ma non vorremmo esserci. Ed abbiamo pure pagato per esserci.
Cosa non ha funzionato? 
Leggiamo le recensioni, guardiamo i trailer e pensiamo che siano vere. Ci caschiamo come pere cotte al primo appuntamento, quando il tipo viene a prenderti, ti fa il baciamano, apre la portiera del macchinone e paga anche il conto del ristorante stellato.
Un mese dopo non sai perché sei seduta con lo stesso tipo su uno sgabello unto di un kebabbaro, la macchina – paffete – si è smaterializzata e il suo sguardo – a proposito come mai non vi eravate accorte di quel leggero strabismo? – si è appiccicato come pasta gengivale sugli short di una studentessa che ha un terzo della vostra età.
Una fregatura insomma.
Come il film precedente che era inserito nel genere "thriller, drammatico, noir" anche con sfumature di commedia.
In effetti ci veniva da ridere non appena sentiti i nomi da cartoni animati dei protagonisti Molly, Tilly, Teddy.
Okay niente pregiudizi e proviamo a concentrarci sulla trama.  
Ma quale?
Perché a parte uno splendido abito rosso e una scatola di biscotti alle... ehm... erbe miracolose donate in una scatola di latta ad una vecchietta non accade molto altro.
W. freme sulla poltroncina accanto alla mia. "Ma che roba è ?" continua a dire.
"Dai, vediamo, magari migliora!"
Ah ecco sì, inizia una storia d'amore. Ma non era un thriller?
Okay, accontentiamoci e cerchiamo di non fare le carampane polemiche.
La sartina portatrice di sventura cede al corteggiamento del più bello di un paese grande come una goccia di saliva, con lo stesso appeal degli interni della sua roulotte sudicia.
E forse non è sua nemmeno quella.
Nella notte più romantica i due piccioncini salgono a vedere le stelle sulla piattaforma di un silos e mentre disquisiscono di sciagure, sventure e disgrazie, lui la chiede in sposa.
Potrebbe fermarsi lì ma niente. Il decerebrato vuole strafare: deve darle la prova d'amore.
Che non consiste nel trovare un cucciolo che stia in un gheriglio di noce, nell'affettare teste di drago come mortadelle al pistacchio o, in una rivisitazione moderna, farle dono di una Singer con 173 punti, piedino regolabile e ago gemello, che arriverà il giorno dopo grazie ad Amazon Prime.
E nemmeno nel rivelarle che Dolce e Gabbana saranno i loro compari d'anello.
Queste sono cosucce.
Lui vuole dimostrarle non solo che l'ama ma che lei non porta sfiga come si mormora, nemmeno tanto sottovoce, nel micragnoso e desertico paesello.
E allora che fa? Come si dimostra nel 1950 alla propria amata che tutto ciò che si dice su di lei è falso e tendenzioso?
Suvvia, è facile. Aprendo il silos e tuffandocisi dentro.
Ovvio no? La storia è piena di spasimanti che si tuffano nei silos per giurare amore eterno.
Quasi rimpiango le serenate tamarre del Boss delle Cerimonie. Sento un desiderio improvviso di un anello al mignolo. Spasimo dalla voglia di cercare su Spotify Gigi D'Alessio. Vorrei un assaggino di un cosciotto di agnello flambé.
Ho pagato dieci euro per vedere un deficiente che salta in un silos?
"Ma che scherziamo?" domando a W. che se la ride come una matta.
"Non sarà mica saltato davvero? "
No, non è possibile. Adesso quell'idiota spunta fuori di nuovo, magari in coppa ad un marsupiale con un cartello tipo "Ci hai creduto, faccia di velluto!" e tutti i paesani che applaudono.
E invece no. Quello ci rimane proprio stecchito. Ovviamente se ti tuffi dentro un silos non è che puoi aspettarti chissà cosa. E intanto la povera Molly si convince pure, a ragion veduta, che un po' di tigna la porti davvero.
E di nuovo mi è tornata in mente la sospensione dell'incredulità. Ho pensato al romanzo che sto scrivendo.
A cosa accadrebbe se la mia editor leggesse qualcosa tipo. "E lui, per dimostrarle tutto il suo amore la condusse sulla cima di un silos, aprì la botola con delicatezza, si allentò il nodo della cravatta regimental, indossata per l'occasione e poi si tuffò, a volo d'angelo in mezzo ad una montagna di sorgo. Lei, nel frattempo, attese il consueto quarto d'ora accademico in cui continuò a non muoversi una foglia. Slacciò le Manolo Blahnik sfoggiate per l'occasione e pensò che le era andata proprio bene. Con che razza di cretino stava per convolare a Nozze?
L'aveva scampata per un pelo. Anzi per un seme. Che anzi le aveva fatto venire un'idea mica male.
Arrivò a casa e qualche mese dopo avviò la sua start up di Import Export saggina e visse per sempre ricca, felice e ...  rigorosamente single!

(copyright Monica Coppola - Special Guest Wanda Biancolini :))






3 commenti:

  1. Mammaaaaaaa, mamminaaaaaa, devi smettere di andare a vedere 'ste boiate! Stai a casa, leggi, scrivi, cucina, ricama, ma basta cinema. Prometti!

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  2. No, no ancora !!! Boiate a go-go!!!😂😂😂😂😂

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  3. Però io l'avevo capito subito che si sarebbe tuffato nel silos :P

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